A tutti credo sia capitato, almeno una volta in questa sosta forzata, di sentire una sensazione spiacevole, fastidiosa, di inquietudine e di aver pensato: “oggi mi sento strano, forse ho l’ansia e non so come mai”.
L’ansia è un’emozione che altera l’equilibrio naturale dell’individuo, un’emozione normale messa a punto dall’organismo come meccanismo di allarme. Qualunque evento o situazione, anche in prospettiva, che sia avvertita come minaccia può scatenare un malessere ansioso.
Un recente articolo pubblicato su The Lancet- Psichiatry sottolinea che la condizione di isolamento prolungato produce nell’individuo stati di malessere temporaneo, ansia, difficoltà di presa di decisione, deficit attentivi, di concentrazione e di memoria, rabbia, senso di frustrazione.
Ogni emergenza sanitaria diventa inevitabilmente anche emergenza psicologica e se
uno stato di disagio psichico è comprensibile per la situazione che stiamo vivendo
occorre prestare attenzione all’intensità e alla frequenza con cui si presenta uno stato di malessere.
Quando lo stato di malessere psicologico viene percepito come sopportabile ossia che non scivola in una sensazione di angoscia si possono fare piccole cose per sentirsi meglio,
se invece lo stato di sofferenza psichica compromette la qualità della vita e diventa insopportabile occorre CHIEDERE AIUTO a professionisti per ricevere sostegno psicologico e iniziare percorsi di psicoterapia se necessario.
Fonti autorevoli forniscono indicazioni per affrontare al meglio il disagio e lo stress mentale tra cui avere “uno stile di vita che sia il più vicino possibile alla vita che facevamo prima” (Crepaldi), fare attività fisica, mantenere una dieta corretta, programmare la giornata, fare meditazione etc.
Consigli molto utili e importanti ma difficili da mettere in pratica. Come mai?
Siamo di fronte ad una richiesta nuova e questa è la sfida della nostra “civiltà dell’accelerazione”:
il sistema capitalistico ci ha allenati ad essere veloci, produttivi, prestanti, competitivi, multitasking, dinamici,
mentre ora ci viene suggerito di prenderci cura di noi,
di so-stare, di fermarci, di stare bene, di VOLERCI BENE, di fare cosa ci piace rallentando.
Ci viene chiesto di cambiare ritmo.
Alcune cose diventano chiare solo quando tutto si interrompe in modo inaspettato e in questo senso l’epidemia ci sta offrendo una opportunità di riflessione:
Siamo capaci di pensare al nostro benessere fisico e psichico? Quali sono le motivazioni per vivere bene?
Occorre pensare a come vogliamo vivere la vita e non alle cose che vogliamo per riempirla.
La ricerca del benessere non è un diritto di alcuni ma è un dovere naturale di tutti.
“Là dove c’ è il pericolo, cresce anche ciò che salva” (Holderlin).